Contenuto
La storia di Anastasia (1906 † 1927) racconta il coraggio di tanti giovani che nel passato lasciavano le valli trentine negli anni ’20, per andare a lavorare stagionalmente in Val di Fiemme o in Alto Adige ma non solo, attraversando il Lagorai a piedi dalla Forcella Sadole, ad oltre 2000 metri di quota.Una donna speciale, che gli Alpini di Caoria ricordano sin dal 2004, quando è stato creato il “Comitato Anastasia Sperandio Valli di Fiemme e Vanoi”, con l’intento e l’impegno di stimolare, coordinare ed attuare attività, manifestazioni, convegni, per promuovere un possibile collegamento viario tra le due valli. Ogni anno il Gruppo Alpini di Caorìa celebra infatti una commemorazione sulla “Cros de la Cauriota”.
Il preparare poche cose da portare con sè, una sporta, una valigia, faceva insorgere sentimenti di tristezza mal celata, uno struggimento dell'animo che non voleva rassegnarsi al distacco dalle persone care, dai famigliari, ed il sogno manzoniano della «speranza di fare altrove fortuna scemava, impauriva la mente. Quanta forza d'animo, decisa volontà dovevano avere i nostri padri per superare la prova d'un allontanamento forzato - e si diceva volontario- ,per avviarsi, spesso a piedi, e raggiungere il Vorarlberg o la Francia, quando l'emigrazione non fu rivolta addirittura - e diveniva andar via per sempre - verso le Americhe. Quanti emigrati non tornarono più in patria,... Terminato, a fine Ottobre o ai primi giorni di Novembre, il lavoro della raccolta delle mele, delle pere, dell'uva e delle castagne, alla spicciolata - chi finiva prima e chi a distanza di qualche settimana - la gioventù ingaggiata per il lavoro faceva ritorno a casa ed anche contenta non solo per aver finito il lavoro, ma per aver messo da canto qualche soldo: l'inverno è lungo da passare in montagna. Una giovane di Caoria, Sperandio Anastasia, terminato il suo ingaggio autunnale, faceva ritorno a casa. Giunge, Anastasia, sabato 12 Novembre 1927, verso sera, a Ziano, e scese dal treno a vapore alla piccola stazione La ferrovia Ora-Predazzo costruita a scopi di guerra da prigionieri serbi e russi e dai ragazzi di Fiemme, nel 1917, ora serviva alla gente della Valle di Fiemme e Valle di Fassa per recarsi in Val d'Adige, o a Trento, o a Bolzano. «Il treno a vapore», come scrive Antonio Molinari, «fu sostituito a binario allargato, nel 1928,da quello elettrico e questo, ma non senza lasciare... Sui registri anagrafici presso il Municipio di Ziano è scritto che Sperandio Anastasia morì il 21 Novembre 1927 e la data corrisponde al giorno del ritrovamento della giovane. Sui registri dei Morti, presso l'ufficio parrocchiale di Ziano, è scritto invece: «Sperandio Anastasia di Beniamino (è cancellato il nome di Massimino) e Francesca nata Casèr da Caoria, trovata morta in Sadole e sepolta qui 24 d.m.».Come data della morte è segnato il 13 Novembre, e più sotto il 21, data del ritrovamento. Ad officiare le esequie, nel pomeriggio di giovedì 24 Novembre, fu don Gardener. La giovane Anastasia fu tumulata nel cimitero di Ziano.
I Carabinieri di Cavalese telefonarono ai Carabinieri di Canal S. Bovo perché avvertissero i famigliari della giovane, del ritrovamento della salma. I Carabinieri di Canal S. Bovo recarono la triste notizia a Caoria al curato don Daniele Sperandio, che riferì, a sua volta,il tutto ai conoscenti della giovane I famigliari di Anastasia si trovavano ancora, con gli a... La Pretura di Cavalese aveva scritto infatti che alle ore 18 del 21 Novembre 1927, Sperandio Anastasia è deceduta in località Pian delle Maddalene ai piedi del monte Cauriol: l'ora ed il giorno corrispondono, evidentemente, con le constatazioni di legge.Sperandio Anastasia era nata a Caoria di Canal S. Bovo il 20 Ottobre 1906 da Massimino detto Costantet e da Francesca Casèr .Aveva due sorelle ed un fratello: Sabina, Carolina tuttora vivente in Toscana, ed Antonio,deceduto qualche anno fa a Canal S. Bovo.La famiglia veniva chiamata «dei Lamoi» e trascorreva buona parte dell'anno tra Mardel, el Roncon ed il Col dei Boti, quindi molto isolata e senza la possibilità di poter scambiare un discorso con i paesani. Una famiglia di contadini che allevava degli animali, procurava il fieno agli stessi nella buona stagione; una famiglia dotata di un discreto benessere ed autosufficiente, formata da persone oneste, bravissime, ma dal carattere piuttosto chiuso, particolare, non socievoli. Vivevano così, del loro lavoro, delle fatiche di ogni giorno, lontani dalla gente, dal paese dove facevano ritorno solo verso Natale per ripartire qualche mese dopo e continuare la loro esistenza nella solitudine .Anche la giovane Anastasia era cresciuta così, un poco chiusa in se stessa, e riesce difficile comprendere come la giovanetta si sia adattata a recarsi in servizio stagionale. Probabilmente, nutrendo della simpatia per un paesano, in lei crebbe il desiderio di preparare qualche cosa di diverso, un bel corredo, con i propri risparmi, per poter salire, degna sposa, l'altare del sì, della promessa .L'attendeva un calvario di sofferenze ed una coltre candida e la morte a ventuno anni. Quattro giorni dopo che fu sepolta nel piccolo cimitero di Ziano, lunedì 28 Novembre, morì anche Zanon Giacinto di G. Battista e Margherita Daprà, che aveva partecipato alle ricerche «Pietose mani fiemmazze», scrive Aldo Zorzi, «e ressero poi una semplice croce in ferro su un masso al Pian de le Madalene, con una scritta, ora consunta.Chi sale da Malga Sadole verso il Passo vedrà lacroce, la cros de la Canalina sopra un masso porfirico. Verrà sistemata presto una nuova targa sulla croce con il nome e la data di morte della giovane a ricordare una fragile esistenza, un angelo che spiccò il suo volo dai Maseroi ai piedi del monte Cauriol.
Image by Alpini di Caoria
Il giorno 18 settembre 2011 un gruppetto di alpini e il nostro Sindaco Cemin Mariuccia hanno incontrato, presso la suddetta croce, una delegazione di Ziano capitanata dal sindaco Vanzetta che dopo la celebrazione della messa celebrata da Don Lucio Zorzi missionario in Brasile, ha consegnato al nostro Sindaco una vecchia scarpetta di donna ritrovata proprio vicino alla croce durante gli scavi per la posa dell’acquedotto
Images by Gruppo Alpini Caoria
Da molti anni ormai il Gruppo Alpini si è fatto promotore di varie iniziative per tenere alta l’attenzione sulla necessità di un collegamento stradale con la Val di Fiemme. Tutti gli anni il gruppo organizza la deposizione di una corona di fiori alla croce che ricorda la triste fine di Sperandio Anastasia al Pian delle Madalene sopra il rifugio Sadole (Baita Cauriol). Anche nel 2011 il giorno 18 settembre un gruppetto di alpini e il nostro Sindaco Cemin Mariuccia hanno incontrato, presso la suddetta croce, una delegazione di Ziano capitanata dal sindaco Vanzetta che dopo la celebrazione della messa celebrata da Don Lucio Zorzi missionario in Brasile, ha consegnato al nostro Sindaco una vecchia scarpetta di donna ritrovata proprio vicino alla croce durante gli scavi per la posa dell’acquedotto. La scarpetta, visto il modello e lo stato di conservazione, quasi sicuramente era dell’Anastasia. Il reperto racchiuso in una teca di vetro è ora custodita dal Gruppo Alpini presso la propria sede. Comunque la disgrazia accaduta alla ragazza nel 1921 sulla strada di Sadole, non è la prima. In un articolo del giornale “La Voce Cattolica” datato 20/10/1869 pag.4 n°140 si racconta di un’altro fatto molto simile, con esito ancora peggiore. L’articolo ha come titolo COSE PATRIE e così racconta: Ci perviene da Caoria di Primiero la seguente relazione colla data del 13 corr.: Onorevole redazione. Vi mando la notizia di un fatto doloroso successo qui avanti qualche giorno. Il 29 p.p. una certa Domenica Orsingher in compagnia di Elisabetta Loss che aveva seco una figlia tredicenne, partite da Fiemme camminavano alla volta di Canal San Bovo loro paese natio. Passato Panchià e Ziano si diressero per la ripida e scoscesa via che percorre la uggiosa valle denominata Sadole. Il giorno era rigido e tirava vento e sul far della sera cominciò a nevicare. La via per sé disastrosa, coperta di neve e ghiaccio, e il vento freddo avevano così stremato cosi le forze della povera Loss che giunta al valico, luogo alto 6.342 piedi sopra il livello del mare, dovette lasciar il suo fardello e tirar avanti con quelle poche forze che ancora le restavano, assieme alle due grame compagne.
La Orsingher invece sentendosi abbastanza in forze dopo poco cammino, deposto il suo, pensò di ritornare a prendere il carico della compagna per esercitare così verso di lei un tratto di carità. Ma quel passo fu cagione della sua morte e di quella della compagna. Il giorno dopo, 30 ottobre tre uomini di Caoria, che facevano la medesima strada trovarono la Orsingher intirizzita, morta di freddo, e poco dopo, seguendo delle tracce sulla neve presso una sorgente rinvennero la infelice Loss pure estinta presso la figlia Virginia, cui restava ancora un filo di vita. Essi la raccolsero pietosamente portandola ad un vicino casolare per poterne riaver le forze smarrite dopo 24 ore di freddo e di lotta colla morte, da cui la vigoria naturale dell’età la ebbe scampata. La fanciulla che ora è fuori pericolo di vita narra come la sua madre un quarto d’ora dopo partita la Orsingher spirava là nella neve fra le sue braccia, come essa tentò di darle tutta quella cristiana e figliale assistenza che potè, mentre attendeva il ritorno dell’altra. Quella sera dolorosa, ella racconta, e il giorno dopo, che stava presso la mia mamma fredda fredda, prima che arrivassero gli uomini che mi salvarono avea per compagnia uno stormo di cornacchie e di corvi che gracchiando facevano gran giri sopra di noi, e io difendevo col mio fazzoletto la faccia della mia povera madre. Copriva anche la mia testa, perché fioccava di tanto in tanto, e la neve gelata portata dall’aria fredda mi agghiacciava tutta e mi copriva. Questo caso luttuoso che vi ho narrato non è il primo, e piacesse a Dio che fosse l’ultimo; chè il pericolo si ripete frequente, e nel 51 quasi nel medesimo luogo ci fu un’altra vittima in Maria Sommariva di Prade che faceva quel triste passaggio. Giova sperare che le autorità vorranno provvedere a tutti i sussidi possibili di riparo pei poveri passeggeri che nel valico alpino tanto battuto da Fiemme a Canal S.Bovo rendendolo meno pericoloso, e nei punti più difficili, fornito di qualche casupola di rifugio almeno contro le bufere più violente. Cosi il povero passeggero benedirà la mano caritatevole che lo salvò dalla morte e non si avrà a piangere per si frequenti e dolorosi avvenimenti. D.L. La Voce Cattilica 20/10/1869 pag.-4 n° 140 Aldo Loss